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Sondaggio (In quale ambito bisognerebbe prioritariamente intervenire per vincere la sfida dell’AGI?)
News: Arriva il Robotaxi di Tesla; Alphabet sarebbe in procinto di fare un’offerta per acquisire HubSpot; Amazon ha investito ulteriori 2,75 miliardi di dollari in Anthropic; Yahoo ha acquisito Artifact; una approfondita indagine di Authoritas ha testato il funzionamento della Search Generative Experience; Retro Dodo è a rischio chiusura a causa di Google.
Community: impara le competenze fondamentali per diventare Web Developer; con l’avvento dell’AI Generativa, il lavoro degli sviluppatori web è al sicuro?
Quando arriverà l’AGI?
Sebbene Jensen Huang (CEO di NVIDIA), Elon Musk, Ben Goertzel (co-founder della AGI Society, nonché rinomato scienziato cognitivo ed esperto di AI), ma anche lo stesso Shane Legg (Co-Founder e Chief Scientist di Google DeepMind), prevedano, mediamente, tempi di realizzazione compresi fra i 5 e i 10 anni, ci dispiace deludervi, ma l’AGI (Artificial General Intelligence), al momento, non è altro che una teoria.
La maggior parte degli esperti di settore ritiene, infatti, che siamo ben lontani da una sua completa realizzazione (si parla di decenni). Sono ancora troppi i nodi da sciogliere e, come vedremo più avanti, non sembrerebbero essere solo di natura tecnologica.
Molti ricercatori ed accademici di rilievo sostengono che sarà praticamente impossibile riuscire a godere dei prodigi dell’AGI in questo secolo, ma c’è addirittura chi, come il rinomato esperto di robotica del Massachusetts Institute of Technology e co-fondatore di iRobot Rodney Brooks, ritiene che l’AGI non arriverà prima dell’anno 2300.
Perché questa ossessione per l’AGI?
A pensarci bene, la risposta è semplice: le principali aziende tecnologiche in circolazione, come Google, OpenAI, Facebook, Microsoft, Amazon, IBM e Tesla, stanno investendo ingenti somme di denaro nello sviluppo dell’AGI, non solo perché tramite questa innovazione potrebbero, ovviamente, ottenere un vantaggio competitivo sulla concorrenza (e, quindi, non rischierebbero di “rimanere indietro”), ma anche e soprattutto perché vogliono rafforzare la consapevolezza dei consumatori nei confronti del proprio marchio, attraendo e trattenendo i migliori talenti in circolazione (chi non vorrebbe andare a lavorare in un’azienda che ha realizzato l’Artificial General Intelligence?) e dando l’impressione ad investitori e clienti di essere potenzialmente in grado di “controllare” questa tecnologia emergente.
A differenza di una Intelligenza Artificiale “debole” (o “ristretta”), che è focalizzata su un compito specifico, un’AGI è potenzialmente in grado di replicare l’insieme delle abilità cognitive umane, come il ragionamento (anche su principi e concetti astratti), la risoluzione dei problemi, la percezione, l’apprendimento (è in grado di apprendere autonomamente dai dati e dalle esperienze, senza la necessità di istruzioni esplicite da parte di un essere umano) e la comprensione del linguaggio naturale.
Se le abilità di una AI fossero praticamente indistinguibili da quelle di un essere umano, sarebbe allora in grado di superare il ben noto test di Turing, ma, al momento, nonostante i significativi progressi degli ultimi anni, nessuna Intelligenza Artificiale è ancora mai riuscita a farlo.
Come testare il “comportamento intelligente” delle macchine
Pur non essendo perfetto (è un test antropocentrico, ovvero privilegia l'intelligenza umana come modello di riferimento, ed è facilmente ingannabile da macchine programmate per imitare il comportamento umano), il test di Turing ha avuto un ruolo importante nello sviluppo dell'Intelligenza Artificiale e continua ad essere ancora oggi un punto di riferimento essenziale per la ricerca in questo campo.
Il test venne ideato nel 1950 dal matematico e filosofo britannico Alan Turing per valutare la capacità di una macchina di esibire un “comportamento intelligente” equivalente o indistinguibile da quello di un essere umano. Negli anni successivi alla sua ideazione, si susseguirono una serie quasi infinita di esperimenti volti a valutarne, direttamente o indirettamente, l’efficacia.
Nel 1966, Joseph Weizenbaum creò ELIZA, un chatbot che si rivelò in grado di ingannare alcuni utenti facendogli credere di essere un vero psicologo.
Nel 1997, Deep Blue, un computer programmato da IBM, riuscì a battere il campione del mondo di scacchi Garry Kasparov, dimostrando, implicitamente, che le macchine stavano diventando più intelligenti degli esseri umani.
Nel 2022, poco prima di essere licenziato in tronco (proprio per aver reso pubbliche le proprie opinioni), Blake Lemoine, Senior Software Engineer di Google, dichiarò, senza mezzi termini, che LaMDA, un modello di Intelligenza Artificiale sviluppato dal colosso di Mountain View, avrebbe mostrato, durante i test, segni di autoconsapevolezza.
Spingere sulle tecniche esistenti
Mentre noi “giochiamo” con ChatGPT, i suoi creatori guardano avanti. Microsoft ed OpenAI hanno infatti recentemente annunciato di voler creare (entro il 2028) un enorme complesso di data center con un investimento di oltre 100 miliardi di dollari (“uno degli investimenti più grandi nella storia dell'informatica”), all'interno del quale sarà posizionato un supercomputer, chiamato "Stargate", che servirà ad incrementare sensibilmente la potenza di calcolo dei propri sistemi di Intelligenza Artificiale.
Per gli “inguaribili ottimisti” di cui parlavamo poco fa, vista l’entità dell’investimento, questa mossa assomiglierebbe ad una sorta di preambolo dell’imminente avvento dell’Artificial General Intelligence.
Pur non essendoci ancora certezze in merito, possiamo almeno rispondere ad una delle centinaia di domande che ci facciamo ogni giorno: ancora per qualche anno, come vi raccontavamo anche qui, per garantire una potenza di calcolo sempre maggiore, si continuerà a “spingere sulle tecniche esistenti”, ovvero sui chip. NVIDIA ringrazia.
La tecnologia è solo uno dei problemi
I recenti progressi tecnologici, soprattutto nell’ambito del Machine Learning e dell’elaborazione del linguaggio naturale, hanno senz’altro gettato le basi per un futuro sviluppo dell’AGI, aprendo la strada a sistemi con capacità cognitive sempre più simili a quelle umane. Eppure, oltre a quelli squisitamente tecnologici, che, un giorno o l’altro, riusciremo senz’altro a risolvere, ci sono anche altri problemi da affrontare, che, paradossalmente, potrebbero rivelarsi ben più sfidanti.
L’eventuale sviluppo di un’AGI solleva, infatti, numerose perplessità, non solo in termini di sicurezza, ma, anche e soprattutto, di etica e di impatto socioeconomico. Perché, una volta realizzata, un’Intelligenza Artificiale Generale dovrà anche essere utilizzata in maniera responsabile, mettendo davanti a tutto, non i profitti dei grandi vendor di tecnologia, ma gli interessi dell’umanità. Riusciremo a farcela?
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Le risorse di questa settimana
News
Con un brevissimo post pubblicato sul proprio account X, Elon Musk ha annunciato che Tesla Robotaxi verrà presentato l’8 agosto 2024. L’auto a guida autonoma dell’azienda americana utilizzerà solo telecamere per scansionare l'ambiente circostante.
Secondo un’indiscrezione di Reuters, sembrerebbe che Alphabet (la holding di Google) sarebbe in procinto di fare un’offerta per acquisire HubSpot, un’azienda di software di marketing online con un valore di mercato di 32 miliardi di dollari.
Amazon ha investito ulteriori 2,75 miliardi di dollari in Anthropic, startup di Intelligenza Artificiale, portando il totale dei propri investimenti a 4 miliardi di dollari. L’investimento di Amazon è il più grande della sua storia!
Yahoo ha acquisito Artifact, l’aggregatore di notizie alimentato dall’Intelligenza Artificiale, creato dai co-fondatori di Instagram, Kevin Systrom e Mike Krieger. Artifact, che cesserà di operare come app autonoma, sarà integrata nell’ecosistema Yahoo. Systrom e Krieger forniranno consulenza a Yahoo durante la fase di transizione. L’acquisizione arriva dopo la decisione di Artifact di interrompere le attività a causa delle limitate opportunità di mercato.
Secondo un recente studio di Authoritas, che ha analizzato ben 2.900 parole chiave correlate a marchi e prodotti in 15 settori diversi, il 62% dei link SGE (Search Generative Experience) è rappresentato da domini che non sono tra i primi 10 risultati organici della SERP. Inoltre, quando un riquadro SGE viene espanso, il risultato organico standard si riduce significativamente anche in termini di visibilità: i siti web che attualmente occupano le prime posizioni dei risultati di ricerca di Google potrebbero, quindi, registrare una significativa diminuzione del traffico e dei relativi click.
Il sito Retro Dodo, noto per i suoi contenuti dedicati ai videogiochi “retro”, è a rischio chiusura a causa di Google. Secondo il suo fondatore, Brandon Saltalamacchia, l’utilizzo di risposte generate dall’AI da parte del colosso di Mountain View sta rendendo il futuro dell’editoria indipendente sempre più difficile.
Community
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